da Macchine, di Luca Tomassini (www.lucatomassini.it)
Sono profondamente convinto del potenziale dell'intelligenza artificiale e vedo più opportunità che rischi. Nonostante la necessità di regolamentazioni, i vantaggi che l'IA offrirà alla società e alle imprese saranno immensi. Pensate solo a titolo di esempio all'istruzione e all'utilizzo dell'AI come strumento di equità nell'educazione.
L'uso innovativo dell'intelligenza artificiale nell'istruzione può essere un potente equalizzatore sociale. In un mondo dove le opportunità educative spesso dipendono dalla geografia e dal contesto familiare, l'IA offre un mezzo per superare questi ostacoli. Attraverso programmi di assistenza didattica basati sull'IA, possiamo portare supporto educativo personalizzato nelle scuole di aree svantaggiate o isolate.
Questa tecnologia ha il potenziale di trasformare l'apprendimento, fornendo istruzione su misura, facilitando la preparazione agli esami e accelerando il processo educativo, il tutto a costi ridotti. In questo modo, l'IA può contribuire a spezzare il circolo vizioso della disuguaglianza, offrendo a tutti, indipendentemente dalle loro circostanze di nascita, la possibilità di raggiungere il successo accademico e personale.
Dall'altra parte sono altrettanto convinto che l'idea di un'intelligenza artificiale cosciente o ribelle, che ha alimentato da sempre la fantasia popolare per decenni, spesso trovando spazio in romanzi di fantascienza e film di Hollywood non esisterà mai. Meglio, che la nostra generazione non sarà testimone della nascita di un'intelligenza artificiale dotata di coscienza. Il motivo principale risiede nella natura stessa della matematica e dell'ingegneria che costituiscono il fondamento dell'IA. L'IA contemporanea, sebbene avanzata e sempre più sofisticata, è lontana dall'avere una vera coscienza. Gli algoritmi attuali sono strumenti potentissimi per l'analisi dei dati, il riconoscimento di pattern, e la risoluzione di problemi specifici, ma operano entro i limiti ben definiti imposti dai loro creatori. Non esiste al momento alcuna architettura o modello matematico che possa avvicinarsi alla complessità e alla profondità della coscienza umana.
A mio modo di vedere la matematica e l'ingegneria che sottendono all'IA di oggi sono intrinsecamente limitate nel replicare o emulare la coscienza. La coscienza umana è un fenomeno incredibilmente complesso, che emerge dall'interazione di miliardi di neuroni in modi che ancora non comprendiamo pienamente. I modelli matematici attuali possono imitare alcuni aspetti dell'intelligenza umana, come l'apprendimento e la risoluzione di problemi, ma non sono in grado di replicare la coscienza, un concetto che va oltre la semplice elaborazione di informazioni.
È fondamentale distinguere tra intelligenza e coscienza. Mentre l'intelligenza riguarda la capacità di apprendere, ragionare e risolvere problemi, la coscienza è legata all'esperienza soggettiva, all'autoconsapevolezza e alla capacità di percepire e interpretare il mondo intorno a noi. Attualmente, l'IA è progredita notevolmente nell'ambito dell'intelligenza, ma la coscienza rimane un territorio inesplorato e, forse, inesplorabile.
Questi temi, oramai discussi all’ordine del giorno su tutti i mass media, spesso distolgono l'attenzione dal problema più immediato e concreto: la crescente concentrazione di potere e controllo sui dati nelle mani di poche aziende globali. Questa centralizzazione dell'IA e dei dati rappresenta una sfida significativa che merita un'attenzione urgente. Questa centralizzazione rappresenta un rischio significativo per l'economia, la società e la democrazia. Per garantire che l'IA sia utilizzata a vantaggio di tutti e non solo di pochi, è fondamentale agire ora.
In un vecchio libro degli anni 90 – perdonerete, ma non ricordo il titolo – veniva riportata questa frase, che trovo di una attualità straordinaria riferita alla concentrazione di IA e dati nelle mani di pochi giganti tecnologici: "La creazione di un monopolio è una forma di tassazione su gli uomini attivi, per il mantenimento dell'insolenza se non della ruberia".
La concentrazione di potere nelle mani di pochi attori limita la diversità e l'innovazione nel campo dell'IA. Le aziende più piccole spesso faticano a competere con i giganti del settore, che dispongono di risorse quasi illimitate per la ricerca e lo sviluppo. Questo squilibrio può portare (ha già portato sarebbe più corretto dire) a un monopolio tecnologico, dove poche aziende controllano le tecnologie chiave e i mercati correlati.
Oltre agli aspetti economici e di impresa, c'è una preoccupazione crescente per l'impatto sociale di questa concentrazione. Con poche aziende che controllano grandi quantità di dati, emergono questioni relative alla privacy, alla sicurezza dei dati e all'uso etico delle informazioni. Inoltre, queste aziende hanno il potere di influenzare l'opinione pubblica e le decisioni politiche, grazie al controllo sui flussi di informazioni e alle capacità predittive dell'IA.
Di fronte a questo scenario, è evidente la necessità di un intervento normativo per garantire una concorrenza leale e proteggere i diritti dei consumatori. Le regolamentazioni potrebbero includere misure per promuovere la trasparenza nell'uso dei dati e degli algoritmi, oltre a incentivare la collaborazione e l'accesso ai dati per le aziende più piccole.
Cosa si sta facendo?
Per affrontare il problema della concentrazione del potere nell'intelligenza artificiale (IA) e la gestione dei dati, diversi governi e organizzazioni internazionali stanno adottando o proponendo varie misure normative e iniziative. Questi sforzi si concentrano su alcuni aspetti chiave:
Legislazione sulla protezione dei dati: Molte regioni, come l'Unione Europea con il suo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), hanno introdotto leggi severe per la protezione dei dati personali. Queste leggi impongono alle aziende di essere più trasparenti su come i dati vengono raccolti, utilizzati e condivisi, e danno agli individui maggior controllo sui loro dati personali.
Promozione della concorrenza: alcuni paesi stanno rivedendo le loro leggi antitrust per affrontare le sfide poste dalle grandi aziende tecnologiche. L'obiettivo è prevenire pratiche monopolistiche e promuovere un ambiente di mercato più equo e competitivo, in cui le aziende più piccole possano prosperare.
Trasparenza degli algoritmi: si sta discutendo sull'introduzione di regolamentazioni che richiedano maggiore trasparenza negli algoritmi di IA. Ciò potrebbe includere la necessità per le aziende di rivelare il funzionamento dei loro sistemi di IA e di assicurare che siano liberi da bias e discriminazioni.
Accesso aperto ai Dati: alcune iniziative mirano a promuovere l'accesso aperto o condiviso ai dati. Questo può aiutare le startup e le organizzazioni più piccole ad accedere a set di dati ampi e vari che sono essenziali per lo sviluppo di sistemi di IA efficaci.
Standard etici per l'IA: organizzazioni internazionali come l'OCSE e l'UNESCO stanno lavorando su principi e linee guida etiche per lo sviluppo e l'uso dell'IA. Questi standard cercano di garantire che lo sviluppo dell'IA sia allineato con i valori umani fondamentali e i diritti.
Formazione e Sensibilizzazione: alcuni governi e istituzioni educative stanno investendo in programmi di formazione e sensibilizzazione sull'IA. Questo aiuta a creare una forza lavoro più qualificata e informata, che può competere più efficacemente nel mercato dell'IA.
Questi sforzi rappresentano passi importanti verso la creazione di un ambiente più equilibrato per l'IA, ma c'è ancora molta strada da fare. La regolamentazione efficace dell'IA richiede un equilibrio delicato tra la promozione dell'innovazione e la tutela dei diritti individuali e della concorrenza leale.