Salvatore Improta
12 feb 2019
In Italia si sta diffondendo in una parte crescente della popolazione la scarsa considerazione, se non addirittura il disprezzo per il sapere costituito e per gli esperti che lo rappresentano
FOCUS : In difesa della competenza
In Italia si sta diffondendo in una parte crescente della popolazione la scarsa considerazione, se non addirittura il disprezzo per il sapere costituito e per gli esperti che lo rappresentano. Una società non può prosperare, ma neppure sopravvivere senza che esperti e competenti operino con fiducia nei loro rispettivi campi ed il resto della popolazione accetti i limiti del proprio sapere e si fidi del sapere e del talento altrui. Un atteggiamento diverso, se diventa ampiamente diffuso in una società, può minare anche alle basi la sua democrazia
Il 22 novembre 2018, a porta a porta Pier Carlo Padoan, docente internazionale di economia, già direttore esecutivo per l'Italia del Fondo Monetario Internazionale, dal 2001 al 2005, poi vice segretario generale dell'OCSE e successivamente capo economista, ministro dell'economia e delle finanze dei governi Renzi e Gentiloni, spiega a Laura Castelli, sottosegretaria all’economia e giovane commercialista, come tecnicamente l'aumento dello spread avrà un impatto sui mutui. Non può non essere rimasta a parecchi impressa la faccia di Padoan quando Castelli, con fare sprezzante ribatte: "Questo lo dice lei!", fregandosene della spiegazione appena avuta e portando come giustificazione del suo dissenso, una sua interpretazione di un grafico prelevato da Internet sul web del sole 24 ore. Questo episodio, indipendentemente dal colore politico delle persone coinvolte, è emblematico di quanto sta accadendo nel nostro paese. Siamo in un tempo , dove lo spazio pubblico (televisione, giornali, i social) sembra sempre più dominato da un variegato assortimento d’individui, autoreferenziati, che esprimono con sicumera e aggressività le loro opinioni a fronte di qualsiasi interlocutore. Quasi sempre si mostrano sprezzanti dell’educazione formale e dell’esperienza e tendono a sottovalutare, se non a ignorare l’opinione dell’ “esperto” e a minimizzare il valore della sua competenza, perché “questa è ormai disponibile abbondantemente su Internet, per chiunque ne senta il bisogno”. Non è che l’Italia sia diventata più ignorante negli ultimi anni. Anzi c’è stato un progresso notevole del numero dei laureati, nella fascia giovane della popolazione (25 - 34 anni ) arrivati nel 2017 al 26,9%, ma questo non ha impedito che la scarsa considerazione, se non addirittura il disprezzo per la competenza costituita e per quanti la rappresentino, prendesse piede. Si è diffusa ormai la convinzione che qualunque opinione, anche quella basata semplicemente sul sentire e non sui fatti, deve essere presa seriamente in considerazione e per tale ragione viene spesso difesa aggressivamente. Uno vale uno: l’ opinione del luminare della medicina vale quanto la mia. Ed ecco che nasce il movimento di condanna dei vaccini. Oggi in Italia la mortalità infantile prima dei 5 anni è di solo 3 morti per ogni 1.000 nati vivi ed è quasi interamente dovuta a malformazioni congenite e condizioni di origine perinatale (95%). Subito dopo l’unificazione in Italia quasi un nato su due non raggiungeva i 5 anni. La crescita culturale ed economica del paese ha contribuito a favorire questo enorme miglioramento, ma il contributo dei vaccini è stato fondamentale. Abbandonarli per una presunta alta pericolosità come sta facendo una parte sempre più crescente della popolazione che non si fida più del saper costituito, è un rischio grave per l’intera comunità. Parafrasando un motto di moda, forse un po più serio, sembra sia venuto il momento dell’ “Ignorant pride”, ovvero la rivoluzione del non competente, ma che tale non si sente perché può attingere competenza quando vuole e se lo vuole dall’enorme bacino di informazione presente sul Web. Ma spesso sul Web si cercano più conferme che informazioni. Ed il Web è pronto a confermare talvolta anche le convinzioni più assurde. È possibile quindi arrivare a invertire completamente la nozione di vero e falso. Sta cambiando il modo stesso di percepire la realtà. Essendo fatta dalle informazioni che riceviamo, ed essendo le informazioni tantissime e variegate, in un certo senso stabiliamo che la realtà è una cosa che si sceglie, scegliendo le nostre fonti di informazioni. Cosi si è creato il movimento dei terrappiatisti che conta numerosi affiliati in tutto il mondo occidentale e che riunisce persone che non credono che la terra sia sferica, ma piatta La prima reazione che si ha di fronte alle dichiarazioni folli dei terrapiattisti è di stupore, per il fatto che ci sia gente davvero tanto ignorante da credere che la terra sia piatta e da giustificarlo affermando che se l’orizzonte appare piatto, allora la terra è piatta. Insomma, tanto limitata intellettualmente da non concepire le misure astrali dell’universo. Ma questa nostra opinione anche se è maggioritaria nel mondo e confortata dal parere degli esperti vale, in questo nuova ottica quanto quella dei terrapiattisti, che difendono strenuamente la loro convinzione. Questo attacco alla competenza, al sapere costituto e a quelli che li rappresentano non è un fenomeno solo italiano, ma anche di una vasta area del mondo occidentale. Thomas M. Nichols nel suo libro “La conoscenza ed i suoi nemici”, ne fa un quadro molto documentato e lucido per quanto riguarda gli Stati Uniti, con tutta una serie di riflessioni molte delle quali sono direttamente applicabili al caso italiano a dimostrazione della internazionalità del fenomeno. Ma chi sono i competenti, gli esperti, i tecnici, questa minoranza, che comincia ad essere considerata inutile, se non addirittura pericolosa ormai da una discreta parte della popolazione italiana. Sono quelle persone che attraverso un percorso formativo in uno specifico campo, fatto di istruzione ed esperienza, hanno accumulato un patrimonio di conoscenze, che a disposizione della loro intelligenza li consente di capire e dare soluzioni a problemi, che profili diversi non potrebbero affrontare altrettanto efficacemente. Possono anche sbagliare, perché sono esseri umani, ma lo sbaglio del singolo non può giustificare la condanna di una intera categoria. Sono medici, professori, professionisti e specialisti di ogni tipo, talvolta non più visti come le figure a cui affidarsi per un parere qualificato, ma come i boriosi sostenitori di un sapere elitario e fondamentalmente inutile soprattutto se non coincide con le idee talvolta preconcette di cui ci siamo fatti portatori. Ma la nostra società non potrà più prosperare, ma neppure sopravvivere senza che esperti e competenti continuino ad operare con fiducia nei loro rispettivi campi. Non potrà più funzionare se non ci convinciamo di nuovo ad accettare limiti del nostro sapere malgrado wikipedia e a fidarci del sapere e del talento altrui. Ammettere questa dipendenza può frustare soprattutto in parecchi giovani la voglia di ritornare ad essere padroni del proprio destino consegnato, secondo loro, dai genitori nelle mani di un potere consolidato che si è dimostrato inadeguato ad assicurargli un valido futuro. Vorrebbero essere in grado di prendere autonomamente tutte le decisioni, si irritano se qualcuno li corregge, se gli si dice che stanno sbagliando, con argomenti validi ma che spesso non sono in grado di capire completamente. Da cui il rifiuto e spesso l’aggressività. Questa naturale reazione umana del singolo diventa però pericolosa quando diventa una caratteristica comune ad una gran parte della società e può nel lungo minare anche la democrazia.